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On line to: 14.12.1999


La famiglia Rottigni.


TESTATA:ECO DI BERGAMO, DATA:09/02/1999, AUTORE: GIANLUIGI TASCHINI.

TITOLO: E UGO FOSCOLO GLI DEDICO' UN SONETTO


Sotto lo stemma araldico dei conti Rottigni. Si tratta di una ruota dorata sovrastata da un cigno


Stemma dei conti Rottigni

La foto ritrae alcuni commercianti lanieri di Gandino saliti a vendere le loro lane a Goteborg, in Svezia, che nel 1862 era uno dei luoghi più affermati del mercato laniero europeo.
Tra di essi un discendente di Rocco Rottigni, gestore del lotto e antenato della signora Dionisia Rottigni e Lucia Rottigni Tamanza che ci ha inviato la foto.

avi di Dionisia Rottigni


Una vecchia foto, il gioco del lotto, la Valgandino e un sacerdote, morto in odore di santità, benefattore di Ugo Foscolo. Storie antiche, diverse ed anche contraddittorie, con protagonisti i membri di una stessa famiglia. Il lotto dunque ha avuto risonanze storiche anche in Bergamasca, appunto in Val Gandino, in quanto concessionari del gioco, furono ricchi mercanti di pannilana che tanto seppero conquistare credito e fama in Austria, Ungheria e Germania, ma che persero molto denaro nella gestione del lotto. Insomma anche allora la passione per la cabala si rivelò un'infida impresa.
La fotografia scattata nel 1862 è legata alle due vicende che stiamo per raccontare in quanto nel gruppo di lanieri gandinesi, in bella posa davanti all'obiettivo del fotografo di Göteborg, dove erano saliti per commerciare le loro lane, c'è anche un bisavolo della signora Lucia Rottigni Tamanza che ci ha inviato la preziosa immagine e una ricca documentazione.
Il gioco del lotto, d'antica istituzione (pare che abbia avuto origine a Genova nel XVI secolo quando si scommetteva sull'annuale sorteggio dei cinque senatori della Repubblica tra 90 candidati), sta conoscendo di questi tempi una nuova giovinezza per via di quel Superenalotto che mette in palio cifre da capogiro e che su questa nuova «follia collettiva» degli italiani ha scomodato esperti in statistica, sociologia, costume, morale.
Una mania che però rivela anche un altro risvolto dove protagonista diventa, oltre alla cabala, anche la magistratura che ogni giorno, è cronaca fresca, tira fuori nuovi episodi del colossale imbroglio allestito attorno alle estrazioni del lotto.

Davvero niente di nuovo sotto il sole: nei primi decenni del secolo scorso anche i bergamaschi furono protagonisti di un'ingegnosa truffa ai danni del governo austriaco quando i numeri della ruota di Bergamo venivano segnalati al «centro lotto» di Milano prima della chiusura delle giocate, dando luogo a consistenti vincite.
Ma la storia che riguarda il lotto e la Val Gandino è ancora più antica risalendo infatti ai tempi dell'impero di Maria Luisa d'Austria che con un editto promulgato il primo febbraio del 1757, concedeva ai fratelli Rottigni, il più anziano era Rocco, peraltro già concessionari di imprese e negozi dello Stato di Milano, un privilegio-pagato salatissimo anche a quei tempi- che comprendeva l'appalto del sale e del cosiddetto «gioco del lotto di Genova».
Ma l'impresa non finì bene. Del resto Maria Teresa d'Austria nel suo editto aveva ben messo in guardia gli industriosi gandinesi: «Concediamo alli detti fermieri generali di Milano un privilegio privativo per il restante tempo pattuito cioè fino all'ultimo di marzo 1762 , dentro del qual tempo potranno continuare il cosidetto Gioco del Lotto di Genova a loro rischio, pericolo e così a loro guadagno e perdita...».

Restò solo il rischio perché l'ipotizzato guadagno con la gestione del lotto di Genova non ci fu affatto e finì non troppo bene per Rocco Rottigni che si trovò alla fine, con la batosta finanziaria subita, impegolato in un processo per fallimento.
Insomma, se una lezione si può trarre dall'esperienza infausta del Rottigni, che per altro ebbe meriti notevoli per l'ardire di certe sue imprese e per certe innovazioni apportate nei mercati di quei tempi, è che ancor oggi bisogna saper resistere alle lusinghe di un gioco spesso infido.
L'altra storia sempre legata alla famiglia Rottigni è invece una vicenda edificante, protagonista Pietro Rottigni figlio del Rocco che abbiamo or ora ricordato, che per una serie di circostanze divenne benefattore di Ugo Foscolo.
Il poeta lo ripagò con un componimento, datato 12 giugno 1813 e intitolato:

«Il capitolo a Pietro Rottigni».
«.. Sebben ti scriva a 12 di giugno Rottigni, io non mi sto nitido e snello;
ma ravvolto di un lungo codicugno. Sentomi liquefar dentro il cervello
dal troppo caldo i versi; eppure la tosse non consente ch'io stia senza cappello».


E così si conclude il componimento foscoliano che di certo non raggiunge i vertici poetici toccati in altri sonetti e nelle opere maggiori ma che comunque costituì per il destinatario un vanto ed una preziosa testimonianza.

«Addio Rottigni.
Al conte che convita per me professa ossequioso amore.
L'amico tuo Ugo Foscolo».


E fu lo stesso autore dei «Sepolcri» a tracciare, di Pietro Rottigni, un ritratto, in una lettera scritta all'amica Magiotti nel maggio del 1816.
«Pietro cominciò frate, poi fu rinomatissimo predicatore in Italia, poi santo e faceva dei miracoli a Cremona; poi repubblicano sfratato e spretato e fuggiasco in Francia a' tempi di Suvarow, dove sostenne col suo denaro la vita di molti altri poveri fuoriusciti; poi fu segretario monarchico, vestito a ricami e in spada, a tempi di Bonaparte; finalmente prima che Bonaparte abdicasse ebbe non so che ispirazioni, si riconvertì e rifugiatosi presso Bergamo tornò a dire messa, e vive da eremita; ha molto ingegno, molto uso di mondo e sessantacinque o settant'anni addosso».
Al ritratto del Foscolo occorre aggiungere anche che Pietro Rottigni si recò al santuario di Somasca, spinto dal desiderio di ritrovare la pace interiore e qui si spense alcuni anni dopo (1821), in odore di santità, dopo aver donato la sua eredità alla casa madre dei padri che l'avevano ospitato.
Un'ultima curiosità: la famiglia Rottigni vanta nel suo casato anche un altro sacerdote, il canonico Giuseppe Maria, predicatore, un antenato forse di un secolo prima di Pietro Rottigni.
Gandino, l'industria della lana, il lotto, un benefattore morto in odore di santità: solo la Provvidenza, nei suoi disegni imperscrutabili riesce, nell'ambito di una stessa famiglia e nel corso degli anni, a combinare storie così apparentemente contraddittorie!


Per contatti mail:   webmaster@dionisia.com Ultimo aggiornamento: 12-08-2005




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